giovedì 29 dicembre 2016

L'orchestrina di Nale

Mio padre si chiamava Nale. Giovenale era il nome completo, dal patrono della nostra città, ma da tutti era conosciuto come “Nale ‘l barbè” (Nale il barbiere). La sua bottega si trovava proprio sulla via principale ed era composta da due grandi stanze. Nella prima vi era naturalmente tutta l’attrezzatura per soddisfare barbe e capelli dei clienti, mentre nel retro erano custoditi gli strumenti della sua vera passione: pianoforte, violino, fisarmonica e chitarra.
Da giovane aveva fatto grandi sacrifici per studiare musica. Allora i Conservatori erano pochi e riservati agli eletti. Così aveva trovato un bravo maestro ormai in pensione e si sobbarcava 40 chilometri in bicicletta, tra andata e ritorno, per prendere lezione di violino e pianoforte. Nel frattempo faceva l'apprendista nella bottega di un barbiere. Aveva poi anche avuto l’opportunità di entrare a far parte, come violinista, di una compagnia di operette, ma prima s’era messa di mezzo la salute e infine un padre che considerava quella passione una perdita di tempo. Anzi, per convincerlo del tutto, lo aveva aiutato a mettersi in proprio come barbiere.

venerdì 18 novembre 2016

La musica è la mia vita

La musica è la mia vita. Una passione diventata poi una professione.
Eppure nel profondo dell'animo sono rimasto Tato che giocava sotto il tavolo mentre mio padre suonava con la sua orchestrina le canzoni di Gino Latilla e Carla Boni. Tato che cantava “Ciao, ciao bambina”, con papà al pianoforte. Tato che alla scuola dell' ”Arrigo Boito” (la banda cittadina) suonava con la tromba il “Poeta e Contadino” o la “Madama di Tebe”. Tato che si esibiva nel “Tema di Lara” o in “Summertime” con gli amici dei “Gemini 55”.
Nel profondo dell'animo suono dunque rimasto un dilettante, nel senso più puro del termine. Ciò mi ha consentito di fare della professione del musicista un mezzo e non un fine. Un mezzo per vivere, conoscere, approfondire la bellezza della musica senza dimenticare lo spirito delle mie origini.