Mio padre si chiamava
Nale. Giovenale era il nome completo, dal patrono della nostra città,
ma da tutti era conosciuto come “Nale ‘l barbè” (Nale il
barbiere). La sua bottega si trovava proprio sulla via principale ed
era composta da due grandi stanze. Nella prima vi era naturalmente
tutta l’attrezzatura per soddisfare barbe e capelli dei clienti,
mentre nel retro erano custoditi gli strumenti della sua vera
passione: pianoforte, violino, fisarmonica e chitarra.
Da giovane aveva fatto
grandi sacrifici per studiare musica. Allora i Conservatori erano
pochi e riservati agli eletti. Così aveva trovato un bravo maestro
ormai in pensione e si sobbarcava 40 chilometri in bicicletta, tra
andata e ritorno, per prendere lezione di violino e pianoforte. Nel
frattempo faceva l'apprendista nella bottega di un barbiere. Aveva
poi anche avuto l’opportunità di entrare a far parte, come
violinista, di una compagnia di operette, ma prima s’era messa di
mezzo la salute e infine un padre che considerava quella passione una
perdita di tempo. Anzi, per convincerlo del tutto, lo aveva aiutato a
mettersi in proprio come barbiere.