Forse non
tutti sanno che il celebre direttore d’orchestra Herbert von
Karajan dirigeva ad occhi chiusi. Certo il pubblico non poteva
accorgersi del fatto, a differenza degli orchestrali. Quando poi lo
stesso maestro si fece promotore di innumerevoli registrazioni video
(fu per trentacinque anni direttore principale dei Berliner
Philharmoniker) fu chiaro a tutti come quel volto carismatico
apparisse quasi trasfigurato mentre modellava la musica con il gesto
delle mani e gli occhi sempre chiusi. Naturalmente era ovvio che
dirigesse a memoria.
domenica 11 giugno 2017
giovedì 27 aprile 2017
Tato cantante
Gianmario Bonino
“Suoni la tromba e
intrepido...” ed. Phasar
...Tato
aveva iniziato prestissimo a cantare, seguendo le note della radio e
la voce melodiosa della mamma. Poi fu altrettanto normale
intrufolarsi tra le gambe del padre seduto al pianoforte per imparare
nuove canzoni. Così a soli tre anni già si esibiva per amici e
parenti in un repertorio del tutto rispettabile e che comprendeva
brani del tipo Vecchio
frac, Romantica,
Preghiera di un
gitano.
A
questo proposito si racconta di quella volta che, durante le vacanze
estive – che la sua famiglia trascorreva a Frabosa Soprana – il
piccolo Tato era scomparso nel corso di una camminata verso il monte
Moro. Naturalmente tutta la comitiva, con la madre in testa, si agitò
nelle ricerche che si prolungarono per alcune ore. Nessuno si era
infatti accorto che Tato, incuriosito dal passaggio di alcuni
militari accampati sul monte per delle esercitazioni, li aveva
seguiti sino alle tende del campo. Lì era stato notato da un
ufficiale che lo aveva portato nella tenda per le informazioni
necessarie a rintracciare il suo gruppo. Tuttavia Tato non era per
nulla preoccupato della situazione e anzi aveva proposto
all’ufficiale, nell’attesa, di cantare qualche canzone. Fu così
che in un attimo altri soldati, attratti da quella voce, accorsero e
ben presto la tenda si tramutò in un palcoscenico rimbombante di
applausi. Qualcuno però corse anche ad avvisare il gruppo di gitanti
in apprensione e quindi la madre poté riabbracciare il suo Tato, non
senza prima averlo sonoramente rimproverato.
mercoledì 12 aprile 2017
Tato e la Banda
Gianmario Bonino
“Suoni la tromba e intrepido...”
ed. Phasar
Tato e la Banda
… entrare a far parte della Banda
aprì a Tato un mondo nuovo, fatto di suoni, di musiche e di persone.
Non era poco per un bambino di dieci anni.
La sede della banda
“Arrigo Boito” era al piano terra in un vecchio caseggiato del
centro storico: un’unica grande sala che Tato già frequentava come
allievo, ma che nelle sere del martedì e venerdì si animava di un
mondo variegato. Un mondo maschile (perché allora era impensabile
vedere delle donne in banda), di provenienza sociale medio-bassa:
studenti, operai, artigiani. Tutte le età erano rappresentate (anche
se Tato era comunque un’eccezione), ma in un tale ambiente venivano
azzerate tutte le differenze. L’unica differenza la poteva fare il
merito ed era un merito che però veniva condiviso tra tutti. Così
anche Tato, nonostante la giovane età, divenne subito uno di loro,
con tutti i diritti e i doveri.
giovedì 30 marzo 2017
Le spedizioni punitive (Ottoni e altri personaggi)
Le spedizioni
punitive
(Ottoni e altri
personaggi)
Un tempo
erano la naturale palestra per giovani studenti di conservatorio o il
refugium peccatorum di
vecchi artisti sul viale del tramonto. Erano soprannominate
spedizioni punitive,
ma in senso ironico, in quanto la presunta punizione poteva
riguardare più che altro gli ignari spettatori.
Si trattava
in pratica di realizzare, con pochi mezzi e in brevissimo tempo, una
rappresentazione operistica commissionata da piccoli comuni di
provincia che beneficiavano di modesti contributi statali. Vi erano
poi appositi impresari o improvvisati tali, abilissimi a organizzare
compagnia di canto, scenografia ed orchestra a prezzi stracciati,
almeno per la maggioranza degli artisti. La formula consisteva in un
misto di giovani promesse e vecchi artisti, qualche illustre
professore d’orchestra circondato da giovani alle prime armi. Le
paghe variavano a seconda del grado professionale, ma nessuno se ne
lamentava perché per i più “l’importante era partecipare”.
venerdì 10 marzo 2017
La sordina
La
sordina è quell'aggeggio a forma di pera che si inserisce nella
campana della tromba. Contrariamente a quanto si potrebbe pensare
essa non serve solamente a suonare più piano: la sordina determina
un diverso colore nel suono dello strumento, anzi più colori in
quanto esistono diversi tipi di sordina.
Quando
il compositore richiede il suo uso scrive un'indicazione sulla parte
della tromba, nel punto preciso. Con sordina in italiano, Mute
in inglese, Avec sourdine in francese...
Un
buon trombettista dovrebbe averla sempre con sé.
Dal libro "Suoni la tromba e intrepido..."
La
sordina
Gli
orchestrali, in ordine sparso, avevano appena fatto il loro ingresso nella sala tra gli applausi del pubblico, sedendosi ai
rispettivi posti. Quindi il violino di spalla si era alzato in piedi
e, nel silenzio generale, aveva raccolto il la offerto dal primo
oboe. Allora prima gli archi e a seguire i fiati avevano controllato
la propria intonazione in un ronzio sommesso. Poi era nuovamente
calato il silenzio in attesa dell’entrata del direttore
d’orchestra. Alla sua apparizione coincideva un nuovo applauso del
pubblico che si sovrapponeva al movimento degli orchestrali
nuovamente tutti in piedi. Infine, con un cauto gesto, il maestro
invitava gli orchestrali a sedersi con il pubblico nuovamente in
religioso silenzio…
Ora tutto è
pronto per l’inizio della liturgia e nessuno può accorgersi di un
trombettista, seduto nella fila, che guardando distrattamente lo
spartito posto sul leggio di fronte a lui improvvisamente ha un
sussulto quando i suoi occhi si posano su una parola che
inconsciamente determina in lui un violento attacco di sudorazione:
avec sourdine.
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