Lo
aveva studiato da giovane, assieme al pianoforte, prendendo lezioni da un
vecchio maestro, un tempo artista del Teatro Regio. Per raggiungerlo doveva percorrere
con la bicicletta circa quaranta chilometri tra andata e ritorno.
Poi
iniziò la gavetta suonando in varie compagnie d’operetta, ma quella vita
disordinata gli procurò problemi di salute e finì con l’ammalarsi gravemente.
Allora suo padre, non comprendendo il senso della sua passione, lo obbligò a
scegliersi un lavoro “serio” e così divenne barbiere. Mio padre, però, quando
riuscì ad avere una bottega tutta sua, trasferì quella passione mai sopita nel
retro del negozio, dove continuò a studiare musica e a divertirsi suonando con
gli amici.
Sin
da piccino fui sempre attratto da quella seconda stanza, dove facevano bella mostra,
assieme al violino, anche un pianoforte, una fisarmonica e una chitarra.