giovedì 14 novembre 2019

Il violino


Mio padre suonava il violino.
Lo aveva studiato da giovane, assieme al pianoforte, prendendo lezioni da un vecchio maestro, un tempo artista del Teatro Regio. Per raggiungerlo doveva percorrere con la bicicletta circa quaranta chilometri tra andata e ritorno.
Poi iniziò la gavetta suonando in varie compagnie d’operetta, ma quella vita disordinata gli procurò problemi di salute e finì con l’ammalarsi gravemente. Allora suo padre, non comprendendo il senso della sua passione, lo obbligò a scegliersi un lavoro “serio” e così divenne barbiere. Mio padre, però, quando riuscì ad avere una bottega tutta sua, trasferì quella passione mai sopita nel retro del negozio, dove continuò a studiare musica e a divertirsi suonando con gli amici.
Sin da piccino fui sempre attratto da quella seconda stanza, dove facevano bella mostra, assieme al violino, anche un pianoforte, una fisarmonica e una chitarra.

mercoledì 9 ottobre 2019

Bassotuba

Ricordo le parole di un collega, suonatore di bassotuba, alla domanda sul perché avesse scelto di studiare proprio quello strumento:
«Non sono stato io a decidere: è lui che ha scelto me.»
Non credo occorra molta fantasia per comprendere che stiamo parlando di uno strumento assai particolare. Non fosse altro perché appartiene a quella schiera di strumenti (come per esempio la fisarmonica o il mandolino) che hanno compiuto un lungo e fastidioso cammino prima di essere ammessi nell’organico dei conservatori e quindi inseriti ufficialmente in ambito culturale.
In verità il bassotuba ha fatto il suo ingresso in conservatorio soltanto attorno al nuovo secolo (e ancora oggi si contano appena una ventina di classi in tutto il paese). In ogni caso, sino a quel tempo, il percorso scolastico di un aspirante tubista era limitato in sostanza al campo bandistico. E naturalmente per partecipare a concorsi nelle orchestre non era richiesto alcun titolo di studio: l’unico requisito era di saper suonare bene lo strumento. Capitava così che un tubista di una qualche semplice banda di paese potesse essere catapultato nella diversissima realtà dell’orchestra di un importante teatro di tradizione. E’ facile capire come a quel punto, il diverso livello sociale e culturale poteva essere causa di incomprensioni in entrambi i sensi.

giovedì 24 gennaio 2019

Il maestro di trombone



Ci sono persone, incontrate nel corso della vita, per le quali alle volte si avverte il rammarico di non averne approfondito meglio la conoscenza. Ricordando piccoli episodi, magari uniti da un debole filo, riaffiorano allora quesiti e desideri destinati purtroppo a rimanere tali.
Conobbi personalmente il maestro di trombone una sera di tanti anni fa durante la prova dell’orchestra in cui ero stato da poco ingaggiato. Nell’organico stabile non era compreso quello strumento per cui quando necessitava, veniva chiamato un esecutore esterno. Il maestro era il primo trombone nell’orchestra del teatro, ma alle volte trovava il tempo per queste collaborazioni.
Quando ci presentammo, vista la mia giovane età, mi chiese con chi avevo studiato e così venni a sapere che il mio maestro era stato suo compagno di conservatorio. Quel fatto, seppur casuale, contribuì sin da subito a stabilire tra noi una forma di complicità. Da sempre l’appartenenza alla stessa scuola musicale rappresentava una vincolo di sicura importanza.